Vangelo – Pippo Delbono

Artisti: Pippo Delbono con gli artisti della Compagnia Pippo Delbono, gli attori del Teatro Nazionale di Zagabria e i migranti/profughi di Villa Quaglina (Asti).
Anno: 2016
Sceneggiatura: Pippo Delbono
Montaggio: Fabrice Aragno
Musica: Piero Corso, Antoine Bataille, Enzo Avitabile, Petra Magoni, Ilaria Fantin
Montaggio suono: Fabrice Aragno con Maurizio Grassi
Credits: coproduzione italo svizzera, Stemal Entertainement Roma, Ventura Film con Snaporazverein Svizzera; con il sostegno di RaiCinema; coproduzione franco belga, Les Films du Fleuve in associazione con CDP e Arte France – La Lucarne, con il sostegno di Alce Nero.

« Senza difese, senza idee chiare, senza capire bene il motivo perché andavo lì. Certo per sfuggire da quel mio mondo del teatro cosi lontano dal mondo, così morto, per riempire un mio vuoto, per cercare qualcosa di vivo. E ho incontrato delle persone che portavano segni di grandi ferite, di grandi lotte, ma anche segni di grande vita. Ho trovato qualche cosa in loro che credo c’entri con la verità, la bellezza, l’arte, la fede. E forse con quel Vangelo in cui tanto credeva mia mamma. »

Pippo Delbono dalla presentazione di Vangelo alle Giornate degli Autori, Venezia 2016

« Sono a Napoli di fronte ai Sette Miracoli della Misericordia di Caravaggio. Non avevo mai visto questo dipinto. E’la prima volta nella mia vita. Il film è finito. Devo solo ritoccare un dettaglio. C’è sempre un po’ di sofferenza quando un lavoro volge al termine, si ha sempre voglia di starci dentro. Questo film è nato da un’esperienza durata un anno e mezzo e che, in realtà, è tuttora in corso. E’stata l’esperienza del « fare il passo » e di entrare in un luogo quasi per caso, un campo profughi. Ed è da là che ha inizio il viaggio, il percorso di Vangelo. Osservo questo dipinto di Caravaggio dove ci sono tutte queste persone insieme, così differenti fra loro ma tutte ammassate in uno spazio esiguo, una zona d’ombra nella quale ciascuna esegue la sua opera di misericordia. Il mio sguardo segue i fasci di luce che cadono sui piedi delle persone rendendole più forti e belle. Mi vengono in mente i personaggi del film, i loro volti, le espressioni. Mi hanno posto di fronte al mistero della vita e della morte, il mistero dell’Uomo, con la durezza, la violenza, la forza e la fragilità. In queste persone ho scoperto una capacità di comunicazione rara, nonostante siano considerate come intrusi, invasori del nostro spazio o, al limite, della « povera gente » da aiutare. Ho scoperto invece qualcosa d’altro che mi spingeva a tornare nel campo profughi, a ritornare e a dormire spesso in questo luogo. Ho trascorso molto tempo con loro, ad ascoltare le loro storie senza mai filmare. Mi pareva un atto di violenza, avevo l’impressione di rubare loro qualcosa di importante per il mio film. Questo incontro mi ha fatto capire quanto queste persone siano ignoranti del nostro mondo e noi del loro. Non ci conosciamo. Una volta un ragazzo mi ha detto : « Credevo che le stelle si potessero vedere soltanto nel mio paese. » Forse anche noi, in un certo senso, pensiamo che le stelle siano visibili soltanto dai nostri paesi.
E poi mi sono ritrovato al montaggio, non tanto per ricomporre una storia scritta ma per cercare di capire ciò che era successo quando sono stato con loro. Vivendo con loro si era creto un rituale di comunicazione, silenzioso. Tutti ci eravamo spogliati di alcune delle nostre certezze. Penso che il Vangelo sia stato questo: un incontro. »

Pippo Delbono nella presentazione di Vangelo a cura della Cinémathèque Suisse Lausanne – nell’ambito del Festival Des Droits de l’Homme
Genève – Lausanne, marzo 2017