Alberi – Michelangelo Frammartino

Artista: Michelangelo Frammartino
Titolo: Alberi – cinematic installation
Anno: 2013
Credits: produttori: Vivo Film, Essential Filmproduktion ; coproduttori : Snaporazverein, Ventura Film; in collaborazione con Rai Cinema, Istituto Luce Cinecittà, Sensi Cinema, Sensi Contemporanei, Azienda di Promozione Territoriale Regione Basilicata, Medienboard Berlin Brandenburg; con il sostegno di Ente Parco dell’Appenino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese, Lucana Film Commission, Comune di Armento, Comune di Satriano di Lucania

Presentato in prima mondiale a New York, PS1 aprile 2013 con la collaborazione di Tribeca Film Festival e MOMA; Copenhagen, CPH:DOC Festival, novembre 2013 ; Milano, Cinema Manzoni Filmmaker Festival, dicembre 2013.

Credits per le immagini: courtesy Michelangelo Frammartino, autore dei disegni e delle fotografie.

Il lavoro trae origine dal rito del romito -legato al periodo del Carnevale e al risveglio della natura- che fin dal Medioevo era praticato con scadenza regolare in particolare a Satriano di Lucania (Potenza). Ancora oggi la popolazione di questi luoghi è orgogliosa di questa tradizione e della sua maschera più importante, quella appunto del romito (o eremita) dell’uomo-albero.

In tempi recenti questa celebrazione in origine ciclica è andata progressivamente sparendo : da diversi anni nessuno affronta più la grande fatica della raccolta dell’edera strappata dai tronchi e della vestizione degli uomini-alberi. Ma il romito continua a perdurare nella memoria della popolazione, radicato nella mentalità collettiva per la sua profonda specificità identitaria. La maschera rimane un simbolo legato al territorio caratterizzato da una rigogliosa vegetazione boschiva (l’etimologia stessa di Lucania evoca un bosco sacro) ed è percepita come trait d’union, una sintesi ideale fra uomo e vegetazione.

Alberi è stato realizzato in forma di loop, a evidenziare il carattere ancestrale della ciclicità della natura. Dal buio si distinguono dapprima le sagome di un bosco : foglie, tronchi, alberi. In seguito dalla luce prende forma la natura dalla quale, a conclusione di un percorso fatto di particolari vegetali, di ritmi e suoni asciutti e primordiali, si apre uno scorcio sul villaggio di Satriano immerso nel bosco. Diversi uomini lasciano in fila le loro case e si dirigono verso la vegetazione attraversando radure. Nel bosco, aiutandosi reciprocamente, strappano tralci di edera e se ne ricoprono trasformandosi in romiti. Così addobbati fanno ritorno al villaggio dove la comunità -in trepidante attesa- li accoglie festosa in piazza. Qui i romiti improvvisano una danza su ritmi semplici, scanditi da campanacci e progressivamente si richiudono in cerchio su se stessi. Torna il buio e dopo pochi minuti il rituale riprende il suo corso.

La curiosità del regista è nata dal rischio di estinzione del rito stesso. Con la complicità di una parte della popolazione di Satriano il progetto si è posto come obiettivo quello di rivitalizzare questa allegoria, riconsegnandole concretezza, spessore culturale e identitario attraverso il cinema. La restituzione del rito ha comportato una ri-creazione artistica dello stesso con l’intento di riaccendere con onestà il significato del rito presso le popolazioni indigene : si trattava di seguire un percorso che permettesse di ravvivare la passione delle persone permettendo al retaggio ancestrale che si era sedimentato nel tempo come sentimento interiore, di uscire e di manifestarsi attraverso un’espressione esterna e visibile capace di rivelare se stessa in una forma nuova, reinterpretata e più libera rispetto alla tradizione più antica.
Alberi è costruito seguendo un percorso che ha del paradossale : è una visione fra sogno e realtà. E’ come un sogno che prende forma gradualmente e si trasforma in una rêverie, strana e desiderata nella quale non si riesce a capire se ciò che si vede appartiene alla realtà o se è una sorta di allucinazione, un’apparizione fantastica. Alberi è un’opera che coinvolge e interroga lo spettatore diventando un’esperienza filmica, totalizzante e immersiva: attraverso il fantastico il rito ancestrale del romito si rigenera ricreando immagini forti, capaci di diventare dei riferimenti simbolici che ci interrogano e ci coinvolgono sui grandi temi esistenziali : noi a confronto del tempo e della sua ciclicità, l’armonia fra uomo e creato.

A seguito dell’esperienza cinematografica, la popolazione di Satriano ha ripreso ogni anno a ricelebrare la ciclicità del romito riproponendo una consuetudine doppiamente rigenerata e rigeneratrice : per tradizione e grazie a questa re-invenzione cinematografica.

liberamente tratto da scritti e riflessioni di Michelangelo Frammartino